mercoledì 18 febbraio 2009
basta la salute e un paio di scarpe nuove
che ridere.
ho apprezzato tantissimo la scenetta di laurenti e bonolis (il mio capo non ha mai riso tanto, giuro!!)
e poi hanno attaccato una delle mie: "Tanto pe' canta'" di Manfredi... e via di coro in sala stampa! bello, davvero.
poi qui son quasi tutti romani, e ci sguazzo in questa romanità fatta così!!
ho apprezzato tantissimo la scenetta di laurenti e bonolis (il mio capo non ha mai riso tanto, giuro!!)
e poi hanno attaccato una delle mie: "Tanto pe' canta'" di Manfredi... e via di coro in sala stampa! bello, davvero.
poi qui son quasi tutti romani, e ci sguazzo in questa romanità fatta così!!
se mi appoggio cado
perché sono un po' stanca e se dovessi lasciarmi andare crollerei.
non ho il fisico, e lo so da sempre.
ma mi piaccio così.
però ad un muro mi sono appoggiata.
mi ci sono messa per vedere Renga, perché me lo volevo vedere così.
e mi sono emozionata, me lo sono preso e me lo sono portato via.
forse perché era emozionato lui, forse perché ero 'distesa', forse per colpa delle grappe.
non mi importa... mi è piaciuto.
per fortuna che prima ero andata in bagno e ho beccato la firma de La Stampa che fumava di nascosto e mi ha fatto troppo sorridere, sembrava di essere a scuola.
stasera si è già tutti un po' rilassati.
a tal punto che l'intro dell'orchestra con il coro polifonico e quell'inquadratura fighissima al maestro santori mi hanno troppo caricata!
questa sera, poi, ho anche cenato a casa con i miei coinquilini.
già mi viziano.
mi hanno preparato la cena e sono stati dietro ai miei orari assurdi e alle mie occhiaie spaventose.
mi sono ritagliata un'oretta tutta per me e mi ci voleva davvero.
(continua...)
non ho il fisico, e lo so da sempre.
ma mi piaccio così.
però ad un muro mi sono appoggiata.
mi ci sono messa per vedere Renga, perché me lo volevo vedere così.
e mi sono emozionata, me lo sono preso e me lo sono portato via.
forse perché era emozionato lui, forse perché ero 'distesa', forse per colpa delle grappe.
non mi importa... mi è piaciuto.
per fortuna che prima ero andata in bagno e ho beccato la firma de La Stampa che fumava di nascosto e mi ha fatto troppo sorridere, sembrava di essere a scuola.
stasera si è già tutti un po' rilassati.
a tal punto che l'intro dell'orchestra con il coro polifonico e quell'inquadratura fighissima al maestro santori mi hanno troppo caricata!
questa sera, poi, ho anche cenato a casa con i miei coinquilini.
già mi viziano.
mi hanno preparato la cena e sono stati dietro ai miei orari assurdi e alle mie occhiaie spaventose.
mi sono ritagliata un'oretta tutta per me e mi ci voleva davvero.
(continua...)
apostrofo rosa
sono appena rientrata dal "pranzo", veloce ma rilassante, specie il caffè al mare, sotto il sole.
la mattina è stata davvero impegnativa; dopo la rassegna stampa arriva Masini che si dimostra comunque uno capace di parlare di quello che sa.
e quello che sa è che è il suo primo festival senza Mario Ragni, che ricorda con affetto.
si sprecano domande inutili, specie sull'omossessualità, argomento di cui tre giornalisti (o presunti tali) su cinque adorano parlare.
le frasi che mi hanno lasciata interdetta del buon Marco sono due:
"Arrivo da una famiglia sostanzialmente di sinistra", e quel 'sostanzialmente' mi ha piegata in due, e "Io poi crescendo sono andato ovviamente da un’altra parte", dove a rimettermi dritta e sull'attenti è stato quel 'ovviamente'.
vabbe'
qui in sala stampa è assurdo.
stamani alle nove e un quarto eravamo in tre: io, il capo e una romana che non vi sto nemmeno a desrivere.
io che i romani li adoro poi.
ma lei...
nemmeno ci saluta che esordisce con un: "ao' che so' usciti?"
e noi due in coro: "CHI?"
"i risultati deji ascolti..."
e il mio capo: "cosa ne sappiamo noi, e poi escono alle 11"
e lei: "ao' evvabbe', e nun v'arrabbiate!!"
da sopprimere, specie quando si è lamentata dei fiori in sala stampa perché "je fanno veni' la pelle secca".
arrivano piano piano tutti gli altri giornalisti.
uno si toglie la giacca e sfoggia un maglione rosa shocking.
l'altro si leva il cappotto e ne ha uno fucsia.
arriva Giordano nelle prime file e ne porta uno ciclamino.
c'è qualcosa che non va.
uno su due porta un maglione rosa, viola, fucsia... sto male.
per fortuna sono uscita di qui per il pranzo e una boccata d'aria.
alla focacceria abbiamo incontrato un uomo assurdi di ottant'anni che ci ha raccontato Sanremo dal suo storico punto di vista ed io e il capo lo abbiamo seguito affascinati.
ora è il momento della Nicolai e poi di Leali.
poi tocca alla Zanicchi, agli Easy Star All Star e ad Allevi.
sono quasi stanca di salutare sempre le stesse persone, per cui mi limito a fare occhiolini e sorrisi cretini di qua e di là.
evviva.
la crosticina che ho sotto il naso e che non vuole saperne di stare nascosta sotto ad un velo di fondotinta, mi fa assomigliare ad Hitler.
la mattina è stata davvero impegnativa; dopo la rassegna stampa arriva Masini che si dimostra comunque uno capace di parlare di quello che sa.
e quello che sa è che è il suo primo festival senza Mario Ragni, che ricorda con affetto.
si sprecano domande inutili, specie sull'omossessualità, argomento di cui tre giornalisti (o presunti tali) su cinque adorano parlare.
le frasi che mi hanno lasciata interdetta del buon Marco sono due:
"Arrivo da una famiglia sostanzialmente di sinistra", e quel 'sostanzialmente' mi ha piegata in due, e "Io poi crescendo sono andato ovviamente da un’altra parte", dove a rimettermi dritta e sull'attenti è stato quel 'ovviamente'.
vabbe'
qui in sala stampa è assurdo.
stamani alle nove e un quarto eravamo in tre: io, il capo e una romana che non vi sto nemmeno a desrivere.
io che i romani li adoro poi.
ma lei...
nemmeno ci saluta che esordisce con un: "ao' che so' usciti?"
e noi due in coro: "CHI?"
"i risultati deji ascolti..."
e il mio capo: "cosa ne sappiamo noi, e poi escono alle 11"
e lei: "ao' evvabbe', e nun v'arrabbiate!!"
da sopprimere, specie quando si è lamentata dei fiori in sala stampa perché "je fanno veni' la pelle secca".
arrivano piano piano tutti gli altri giornalisti.
uno si toglie la giacca e sfoggia un maglione rosa shocking.
l'altro si leva il cappotto e ne ha uno fucsia.
arriva Giordano nelle prime file e ne porta uno ciclamino.
c'è qualcosa che non va.
uno su due porta un maglione rosa, viola, fucsia... sto male.
per fortuna sono uscita di qui per il pranzo e una boccata d'aria.
alla focacceria abbiamo incontrato un uomo assurdi di ottant'anni che ci ha raccontato Sanremo dal suo storico punto di vista ed io e il capo lo abbiamo seguito affascinati.
ora è il momento della Nicolai e poi di Leali.
poi tocca alla Zanicchi, agli Easy Star All Star e ad Allevi.
sono quasi stanca di salutare sempre le stesse persone, per cui mi limito a fare occhiolini e sorrisi cretini di qua e di là.
evviva.
la crosticina che ho sotto il naso e che non vuole saperne di stare nascosta sotto ad un velo di fondotinta, mi fa assomigliare ad Hitler.
martedì 17 febbraio 2009
be' va be'
Fare aprire la cinquantottesima edizione del Festival di Sanremo a Dolcenera e alla sua “Il mio amore unico” è di certo una garanzia, e lei non tradisce le aspettative. La canzone, l’attacco e il seguito non sono malaccio, perlomeno non è la sua solita roba.
Fausto Leali con “Una piccola parte” arriva subito dopo e nonostante la sua bravura e la sua sicurezza, il brano pare da subito banale e già sentito.
Tricarico lo attendevo con curiosità e non mi ha delusa: sembra essere migliorato nel canto e nella sicurezza sul palco, e la sua “Il bosco delle fragole” mi è piaciuta molto, mi ha divertita.
Il vincitore dell’ultima edizione di “Amici”, Marco Carta, si presenta sul palco vestito da pinguino, e la sua melodica “La forza mia” – niente di nuovo e originale – inizia arrancando ma riprende aria sul finale. La voce ce l’ha, l’esperienza e una buona dizione arriveranno con il tempo.
Patty Pravo è sempre elegante e raffinata (anche se, se così fosse, probabilmente non sarebbe ricorsa alla chirurgia estetica rifacendosi il volto), ma il suo brano non convince, lei – pur sforzandosi –, nemmeno.
Marco Masini è un altro con cui si va sul sicuro: ha esperienza, sa quello che fa, forse un po’ meno quello che dice, visto la banalità del brano e la bruttezza di alcune frasi del tipo “Comunisti presunti e no” e “L’Italia che rimane tra i pali come Zoff”.
“Uomo senza età” di Francesco Renga non è propriamente una canzone. Non ha la struttura per esserlo, ma lui è irresistibile e ha un forte carisma, perciò per me questa “se l’è portata a casa”.
Di Paolo Belli, Pupo e Yossoud Ndour ho pensato molto a cosa scrivere. Non mi viene in mente niente e forse è meglio così.
I Gemelli Diversi – per i quali ammetto di essere piena di preconcetti –, ho provato ad ascoltarli liberando la mente. Be’, a fine esibizione è rimasta vuota.
E vuota c’è rimasta anche durante l’esibizione di Al Bano che con “L’amore è sempre l’amore” si è portato via una buona esibizione canora ma nulla di più.
E’ come se ci fossero i cantanti ma non le canzoni. E di questo mi dispiace.
“Il paese è reale” degli Afterhours è l’altro brano che aspettavo con ansia e finalmente arriva.
Al primo ascolto ammetto che mi è piaciuto ma non mi ha convinta molto. L’ho trovato un po’ dispersivo per via di una prima parte cantata da Agnelli senza musica, poi per via di Gabrielli – per l’occasione, direttore dell’orchestra – che si muove dalla sua postazione per incitare meglio sia gli After sia l’Orchestra a fermarsi e battere le mani per un paio di battute. Loro non avevano bisogno di conquistarmi, e infatti mi sono piaciuti molto. Il brano avrò modo di apprezzarlo meglio nelle prossime serate.
“Ti voglio senza amore” è stata cantata egregiamente dalla sua interprete, una posata ed elegante Iva Zanicchi che però non mi è arrivata.
Nicky Nicola e Stefano Di Battista li metto dalla parte di quelli “bravi ma non la canzone non c’è”, mentre metterei in castigo Povia e “Luca era gay”. Tematiche affrontate a parte, mi è sembrato – e non solo a me, vi assicuro che in sala stampa siamo stati dello stesso parere in diversi – un po’ troppo simile al Cristicchi di “Ti regalerò una rosa”.
Sal Da Vinci e “Non riesco a farti innamorare” proprio non mi sono piaciuti: ne lui ne la canzone.
Alexia e Mario Lavezzi vanno a fare compagnia a Nicolai-Di Battista.
Fausto Leali con “Una piccola parte” arriva subito dopo e nonostante la sua bravura e la sua sicurezza, il brano pare da subito banale e già sentito.
Tricarico lo attendevo con curiosità e non mi ha delusa: sembra essere migliorato nel canto e nella sicurezza sul palco, e la sua “Il bosco delle fragole” mi è piaciuta molto, mi ha divertita.
Il vincitore dell’ultima edizione di “Amici”, Marco Carta, si presenta sul palco vestito da pinguino, e la sua melodica “La forza mia” – niente di nuovo e originale – inizia arrancando ma riprende aria sul finale. La voce ce l’ha, l’esperienza e una buona dizione arriveranno con il tempo.
Patty Pravo è sempre elegante e raffinata (anche se, se così fosse, probabilmente non sarebbe ricorsa alla chirurgia estetica rifacendosi il volto), ma il suo brano non convince, lei – pur sforzandosi –, nemmeno.
Marco Masini è un altro con cui si va sul sicuro: ha esperienza, sa quello che fa, forse un po’ meno quello che dice, visto la banalità del brano e la bruttezza di alcune frasi del tipo “Comunisti presunti e no” e “L’Italia che rimane tra i pali come Zoff”.
“Uomo senza età” di Francesco Renga non è propriamente una canzone. Non ha la struttura per esserlo, ma lui è irresistibile e ha un forte carisma, perciò per me questa “se l’è portata a casa”.
Di Paolo Belli, Pupo e Yossoud Ndour ho pensato molto a cosa scrivere. Non mi viene in mente niente e forse è meglio così.
I Gemelli Diversi – per i quali ammetto di essere piena di preconcetti –, ho provato ad ascoltarli liberando la mente. Be’, a fine esibizione è rimasta vuota.
E vuota c’è rimasta anche durante l’esibizione di Al Bano che con “L’amore è sempre l’amore” si è portato via una buona esibizione canora ma nulla di più.
E’ come se ci fossero i cantanti ma non le canzoni. E di questo mi dispiace.
“Il paese è reale” degli Afterhours è l’altro brano che aspettavo con ansia e finalmente arriva.
Al primo ascolto ammetto che mi è piaciuto ma non mi ha convinta molto. L’ho trovato un po’ dispersivo per via di una prima parte cantata da Agnelli senza musica, poi per via di Gabrielli – per l’occasione, direttore dell’orchestra – che si muove dalla sua postazione per incitare meglio sia gli After sia l’Orchestra a fermarsi e battere le mani per un paio di battute. Loro non avevano bisogno di conquistarmi, e infatti mi sono piaciuti molto. Il brano avrò modo di apprezzarlo meglio nelle prossime serate.
“Ti voglio senza amore” è stata cantata egregiamente dalla sua interprete, una posata ed elegante Iva Zanicchi che però non mi è arrivata.
Nicky Nicola e Stefano Di Battista li metto dalla parte di quelli “bravi ma non la canzone non c’è”, mentre metterei in castigo Povia e “Luca era gay”. Tematiche affrontate a parte, mi è sembrato – e non solo a me, vi assicuro che in sala stampa siamo stati dello stesso parere in diversi – un po’ troppo simile al Cristicchi di “Ti regalerò una rosa”.
Sal Da Vinci e “Non riesco a farti innamorare” proprio non mi sono piaciuti: ne lui ne la canzone.
Alexia e Mario Lavezzi vanno a fare compagnia a Nicolai-Di Battista.
sto piangendo
o quasi.
ma la bimba sulle scale e Mina mi emozionano parecchio.
o forse è solo tutto amplificato dalla grappa.
mah.
ma la bimba sulle scale e Mina mi emozionano parecchio.
o forse è solo tutto amplificato dalla grappa.
mah.
basilicata, ligura, toscana, sicilia?
Eccoci in sala stampa.
Di ritorno da una cena simile a quella di ieri sera (squadra vincente non si cambia), mi metto in postazione e mi preparo.
Lo ammetto: manca poco all’inizio, e sarà il luogo, saranno le motivazioni per cui sono qui, ma sono abbastanza curiosa e forse anche un po’ emozionata.
In giro nessuno degno di nota, non un personaggio da segnalare, famoso o meno che sia.
Le uniche cose fastidiose sono il giro dell’oca che devo fare per oltrepassare la folla davanti all’entrata dell’Ariston, e una crosticina sotto il naso che mi da un fastidio boia, oltre che a rendermi meno carina del solito.
Mentre scrivo, sul maxi pannello va in onda il gioco dei pacchi (che il capo segue con attenzione, giuro!) e sono appena stata interrotta dal mio duro lavoro da l’ideatore dei beatlesiani d’Italia, grande amico di chi sta qui con me, che mi ha salutato calorosamente con un “ciao, ti voglio bene”.
Sulla scia di queste belle parole inaspettate, mi preparo alla prima serata del mio primo festival in diretta dalla sala stampa.
(ah, io e il Signor Ufficio Stampa - che in pochi di voi forse conoscono - ormai siamo in piena sintonia!!!)
Di ritorno da una cena simile a quella di ieri sera (squadra vincente non si cambia), mi metto in postazione e mi preparo.
Lo ammetto: manca poco all’inizio, e sarà il luogo, saranno le motivazioni per cui sono qui, ma sono abbastanza curiosa e forse anche un po’ emozionata.
In giro nessuno degno di nota, non un personaggio da segnalare, famoso o meno che sia.
Le uniche cose fastidiose sono il giro dell’oca che devo fare per oltrepassare la folla davanti all’entrata dell’Ariston, e una crosticina sotto il naso che mi da un fastidio boia, oltre che a rendermi meno carina del solito.
Mentre scrivo, sul maxi pannello va in onda il gioco dei pacchi (che il capo segue con attenzione, giuro!) e sono appena stata interrotta dal mio duro lavoro da l’ideatore dei beatlesiani d’Italia, grande amico di chi sta qui con me, che mi ha salutato calorosamente con un “ciao, ti voglio bene”.
Sulla scia di queste belle parole inaspettate, mi preparo alla prima serata del mio primo festival in diretta dalla sala stampa.
(ah, io e il Signor Ufficio Stampa - che in pochi di voi forse conoscono - ormai siamo in piena sintonia!!!)
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